La nostra rivoluzione pacifica
Vivere la rivoluzione pacifica è difficile da contemplare in quanto il termine “rivoluzione” sovente va di pari passo con “lotta”. Desidero quindi dirvi cosa è per noi de “L’Asino e la Luna” la rivoluzione.
1 – Accettazione
Quando condividiamo il nostro quotidiano con più persone, capita prima o poi di vivere qualcosa che non ci aggrada, o che ci disturba. In questi casi la nostra mente si mette subito in moto e partono una serie di automatismi, primo tra tutti il giudizio. E, come ben sappiamo, il passo tra il giudizio e la critica è estremamente breve.
Esistono un paio di metodi per affrontare questa situazione: si parte con il respiro.
Il respiro riporta tutta l’attenzione mentale al nostro corpo e a noi stessi, dandoci la lucidità necessaria per affrontare il secondo passaggio: la “comunicazione non violenta”, chiamata anche “Linguaggio Giraffa” (Marshall Rosenberg).
Questo tipo di comunicazione permette l’espressione di un conflitto in un ambiente sereno e volto all’integrazione e all’incontro piuttosto che alla separazione e alla prevaricazione.
Il dialogo è parte integrante della vita di comunità, senza di esso non sarebbe possibile convivere e condividere il nostro spazio e il nostro tempo.
Grazie al respiro e alla comunicazione non violenta si impara ad accettare. E accettare è il primo passo verso la rivoluzione.
Quanto è difficile applicare l’accettazione in una società basata sull’insoddisfazione?
Attenzione però: l’accettazione è un’azione propositiva verso sé stessi e verso gli altri, di pace e benessere interiore e collettivo, non ha niente a che vedere con la rassegnazione e la perdita della propria individualità.
Facciamo la rivoluzione, e accettiamo!
2 – Rispetto
Rispetto e accettazione camminano presi per mano. Un dialogo tra le parti non sempre raggiunge un punto in comune; spesso capita di non ritrovarsi e, come tutti noi sappiamo, questo è motivo di grande disagio.
Accettare insegna a rispettare il diverso, ciò che è distante da te. Il rispetto verso la diversità, inoltre, favorisce lo sviluppo di una propria individualità che non necessita di andare contro gli altri per emergere. Ed è cosi che nasce il senso comunitario.
Ciò che ci accomuna fortemente è l’intento comune, ovvero l’interesse a creare una realtà che possa aiutare l’essere umano a ritrovare se stesso in una società che tende a imporre un “Sé standardizzato”, dove la diversità è un pericolo.
La diversità per noi è un valore da difendere e proteggere, ed è importante che ogni individuo possa sviluppare la propria individualità all’interno della comunità.
Quanto è difficile imparare il rispetto in una società che teme la diversità?
Facciamo la rivoluzione, e rispettiamo!
3 – Fratellanza
Il tema della fratellanza è complesso da trattare. A volte emerge spontaneamente da un sentimento o da un’idea per poi svilupparsi nell’esperienza terrena, altre volte è la conseguenza di situazioni importanti vissute in momenti particolari dell’esistenza.
L’educazione che abbiamo ricevuto ci porta ad orientare la nostra fiducia esclusivamente all’interno della famiglia e, successivamente, quando cresciamo e facciamo esperienza del mondo, possiamo donarla a qualche amicizia speciale o a un partner verso il quale proviamo un intenso sentimento.
Sistematicamente però riceviamo dei tradimenti, anche dai familiari stretti, e questo ci porta a riorganizzare la nostra vita attraverso una modalità che sicuramente conosciamo molto bene: io sono “solo contro tutti”, il mondo esterno è malvagio, e non si sa mai chi potrà farmi del male.
Quando la nostra individualità lavora per l’autoaffermazione fine a sé stessa, per proteggersi dal mondo esterno e/o per prevaricare il prossimo, stiamo compiendo un processo di distacco e dolore che si autoalimenta, e ciò che possiamo trovare nel mondo esterno non può far altro che confermare questa realtà.
Quando la nostra individualità è al servizio del collettivo, entra in gioco il rapporto di fratellanza.
La fratellanza non è un sentimento, ma può scaturire da un sentimento; non è un’emozione ma può creare emozioni; non è un’idea ma può essere trasmessa come tale.
Si potrebbero usare mille parole diverse, e fare mille esempi diversi, ma in verità dar voce a qualcosa che non parla un linguaggio riproducibile a parole è un’ardua impresa.
Lo scopo di questo articolo è semplicemente dare spunti, mostrare realtà alternative a quelle che conosciamo già bene, ma sta’ ad ognuno di noi uscire fuori dal proprio recinto di sicurezze (e insicurezze) e aprirci al mondo.
Per amare ci vuole coraggio, ma per stare chiusi in sé stessi ce ne vuole molto di più, perché la vita è troppo breve per trascorrerla nella paura e nella separazione.
Quindi facciamo la rivoluzione, amiamoci tutti l’un l’altro come fratelli e sorelle!
Perché questo siamo, e quando tutti quanti ce ne accorgeremo la vera rivoluzione sarà compiuta.
Un abbraccio a tutti, e buona rivoluzione.
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